Reportages 2004 - Buona lettura |
La trebbiatrice
di Nino Capobianco
I carri si inerpicavano lungo la salita della
" Crocella " (*), trainati da buoi lenti e solenni.
Spesse volte i miei zii, sempre e solo in salita, mi facevano sedere a cassetta; così potevo meglio ammirare lo sforzo paziente degli animali che trainavano carri carichi di fieno e di gregne.
Erano molteplici viaggi, lenti e faticosi, durante le lunghe giornate assolate dei mesi di Giugno, di Luglio e di Agosto. Dalle proprietà a valle, cosiddette " abbashciu addu Pashkalu Salu ", il raccolto veniva trasferito su alla grande e vetusta masseria della "Crocella ".
Da bambino mi divertivo a seguire questi viaggi diventando protagonista a cassetta; su quei vecchi e caratteristici carri che poi, tanti e tanti anni dopo, sarebbero stati oggetto di interesse culturale, grazie alla cortesia di quegli stessi miei parenti, nelle Mostre predisposte per il futuro allestimento del Museo Civico delle Arti e Tradizioni Popolari di Fragneto Monforte.
Un evento prefuturizzato che ancora oggi riempie tanti miei ricordi legati a quelle terre conosciute palmo a palmo, nel rincorrere le bestie al pascolo.
Le gregne, dapprima ammassate sul carro, all’arrivo venivano direttamente depositate sulla lunga " casazza " che ogni giorno diveniva sempre più grande, restando maestosa per diversi giorni, sino a quando non arrivava la grande trebbiatrice per la lavorazione del grano.
Il traino di questa macchina era un vero problema, per tutti gli agricoltori della contrada, a causa di quella strada che si inerpicava dritta in salita e di sola terra tufacea, battuta dall’andirivieni di uomini, bestie e carri.
All’arrivo, sulla rotabile, del potente mezzo, tutti gli agricoltori raccoglievano i propri buoi più possenti e si recavano giù a valle per trainare la trebbiatrice sulla collina.
L’osservare dall’alto le fila di buoi, il loro sforzo silenzioso, lento ed efficace non era certo spettacolo quotidiano; e tutti noi bambini avevamo il privilegio di guardare, dall’alto della collina, il movimento in moviola della massa di uomini e di bestie, che si fondevano nello sforzo; guai ad avvicinarsi alle dure funi che collegavano gli animali alla trebbiatrice!
Sino a quando la macchina non faceva capolino alla sommità della salita.
Allora si vedevano gli uomini soddisfatti e sudati, le bestie dai possenti muscoli, silenziose e stanche.
Gli agricoltori tornavano alle loro masserie, aspettando il proprio turno per la Shkugnatura.
Le lunghe e maestose kasazze richiamavano l’attenzione dei macchinisti che, a vista d’occhio, potevano già stabilire i giorni da impegnare da questo e da quello, in questa o quella masseria...(**) per poi ridiscendere a valle...
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Note
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Masseria cosiddetta Crocella, perché, all’ingresso della strada privata che ad essa conduce, sul ciglio di quella pubblica, è fissa una caratteristica croce. Unica rimasta nelle campagne, tra le 12 croci della via crucis, posizionate lungo la strada che veniva percorsa in processione, il 1 di maggio, da Fragneto Monforte alla Cappella di Santa Maria in Principio. m (Cfr il cap.4 - parte III - della monografia in press "Tradizioni popolari a Fragneto Monforte - il gruppo folk la Takkarata" di Nino Capobianco).
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Chi possedeva solo gli appezzamenti di terreno e viveva in paese, dopo la mietitura, trasportava il proprio raccolto per la shkugnatura, presso la masseria più vicina disponibile.