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E'
difficile descrivere il fascino di una città particolare come
Matera. Questo misto di plebe ed eleganza, di sassi e di cemento, di
chiese antiche e fiere e passeggiate sui calanchi che sovrastano la
città.
Carlo
Levi li descriveva così: “Nelle grotte dei Sassi si cela la
capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà.
Chiunque veda i Sassi di Matera non può non restarne colpito tanto
è espressiva e toccante la sua dolente bellezza”.
Nel
1948 il leader comunista Palmiro Togliatti, che si recò in visita
in questi luoghi, non esitò a definire quegli ambienti malsani in
cui gli uomini erano costretti a convivere con le bestie
"vergogna nazionale" e nel Nel 1952 il Governo presieduto
dal democristiano Alcide De Gasperi promulgò la Legge Speciale nr
619 per il Risanamento dei Sassi, che pur prevedendo inizialmente il
recupero dei rioni, di fatto ne provocò il totale svuotamento ed il
loro abbandono. Furono trasferiti gli abitanti delle grotte ed anche
coloro che dimoravano in case costruite. Fu quasi tutto espropriato
dal Demanio e solo un quinto delle proprietà rimase in capo ai
privati. Pertanto, ancora oggi i Sassi di Matera sono l’unico
centro storico in Europa quasi esclusivamente di proprietà statale.
Arrivo a Matera in pieno agosto. Fa caldissimo. Con avidità visito
chiese e palazzi, il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso. Lambrette
turistiche fanno fare il giro completo a chi lo desideri. Da
vergogna nazionale quei sassi sono oggi diventata attrattiva
turistica unica a livello mondiale. La promozione di Matera a
Capitale della Cultura 2019 è una grossa opportunità. Ma è tutto
piuttosto caro e tutto a pagamento. Cooperative di giovani hanno
costruito un futuro qui, impegnandosi nel settore dell'accoglienza e
dei tour guidati ai beni monumentali della città. Le chiese sono
diverse e tutte bellissime: la Chiesa di San Giovanni, San
Francesco, Santa Lucia, il Duomo, la Chiesa di San Pietro Barisano |
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Salendo
per diversi chilometri sul fianco assolato di una lunga strada, fatta di
infiniti tornanti, sospesa a picco su un panorama riarso di calanchi
argillosi, dove non compare segno di vegetazione, arriverete ad un punto
in cui Craco vi apparirà davanti in tutto il suo fascino metafisico. Ci
hanno girato "La passione di Cristo", "Cristo si è fermato
a Eboli", "Ninfa plebea", "Basilicata Coast to coast",
"Murder in the dark", un video su Aleppo ed una quantità di
altre pellicole. Per "Murder in the dark" hanno anche appiccato
un vero incendio nella storica chiesa di San Nicola, in fondo al paese,
dove resti umani e scritte strane alle pareti nel passato hanno parlato
chiaro a tutti, da queste parti, delle attività praticate in spregio alla
religione. Il paese è stato evacuato nel 1963 a causa di una grossa frana
sulla quale nel 1972 arrivò ad insistere un'alluvione che peggiorò
ulteriormente la situazione. L'evacuazione fu attuata senza danni. Circa
duemila persone si trasferirono a Craco Peschiera, situato più a valle,
un paesino tutto sommato anonimo che di storico non ha niente. Dopo il
terremoto del 1980 il vecchio borgo fu completamente abbandonato,
trasformando Craco, di fatto, in un paese fantasma. Molto caratteristico e
bello, incantevole, con la cupola moresca di quella chiesa che guarda
verso i calanchi in basso. Per addendrarci nel centro storico, dove le
case sono in gran parte dei legittimi proprietari, dobbiamo indossare
degli elmetti che ci proteggano da eventuali crolli. In paese si entra
esclusivamente a gruppi guidati dai ragazzi di una cooperativa, che si
sono inventati questo lavoro anche per preservare il luogo altrimenti
preso d'assalto dai vandali: "All'inizio di prendevano per
pazzi", ci dice una di queste guide. Che ricorda anche di ringraziare
Rocco Papaleo per avere citato Craco nel suo film "Basilicata coast
to coast". C'è anche un angolo ristorazione: quello della paninara
che dal suo furgone ricorda che "Questa attività non fa reddito,
perciò non si fa credito". E' d'uopo poi spostarsi nell'ex convento
francescano, posto più a valle, per un'altra visita a quest'altro pezzo
di città. Qui è possibile osservare alcuni pannelli architettonici
compilati da studiosi di Università italiane ed estere per progetti di
recupero del "paese fantasma", il quale sembra aver rifiutato la
modernità.
Sotto
Craco, la visione ancestrale di calanchi senza fine, che danno l'idea di
una terra assetata, riarsa dal sole. Mentre invece, come mi viene detto
nella visita al centro successivo, a Melfi, Potenza è ricca di verde e di
acque, tanto da fornire anche l'acquedotto pugliese ed avere l'aspetto del
Trentino Alto-Adige. |
Melfi mi si appalesa in tutta la sua magnifica
eleganza. Distesa tra giardini in fiore ed una natura gentile. La
visita al suo castello è d'obbligo. Poderoso, massiccio e nobile.
Fondato in epoca normanna, fu abitato in epoca sveva da Federico II,
che lo migliorò notevolmente. Qui il sovrano nel 1231 promulgò le
Costituzioni melfitane, codice legislativo del Regno di Sicilia,
alla cui stesura parteciparono il suo notaio Pier della Vigna ed il
filosofo e matematico Michele Scoto. In questo castello il sovrano
svevo ospitò Bianca Lancia (di famiglia piemontese), che, in articulo
mortis, divenne l'ultima sua moglie (e la donna che amò più di
ogni altra), dalla quale ebbe Costanza, Manfredi e Violante. Fu poi
abitato da Carlo II d'Angiò e da sua moglie Maria d'Ungheria. Dopo
vari passaggi di mano arrivò alla famiglia Doria, di cui resta
ancora lo stemma . |
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Chiesa
della SS. Trinità a Venosa |
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Venosa mi è piaciuta moltissimo. Il caldo bello e
pieno che bacia la pelle. La pizza mangiata sotto i portici dopo la
visita all'imponente castello dove nacque Carlo Gesualdo, il
principe madrigalista che si macchiò di uxoricidio, con le mille
mostre ed esposizioni all'interno. La sosta alla casa natale del
poeta Orazio, piccola ed elegante, e quei versi scritti dappertutto
sulle insegne che costellano le vie del paese. Le botteghe di
ceramica. Il brulichio delle persone nelle piazze. La meraviglia
dell'incompiuta Chiesa della Santissima Trinità (monumento
nazionale), con quei capitelli corinzi che svettano verso l'alto e
sul davanti i resti di un'antica domus e delle terme romane. Nella
Chiesa della SS. Trinità si trova la Tomba degli Altavilla, luogo
funerario, tra gli altri, di Roberto il Guiscardo e Guglielmo
Braccio di Ferro. |
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